Chi siamo

L’Unione Buddhista Italiana inizia la sua storia nel 1984 su iniziativa di Vincenzo Piga, uno dei principali protagonisti del progetto, e di alcuni centri buddhisti allora presenti sul territorio italiano che incominciarono a incontrarsi per porre le basi della costituzione di una associazione che raggruppa le diverse realtà del buddhismo in Italia.

La proposta di Statuto che nacque da queste riunioni fu siglata il 17 aprile del 1985 a Milano da nove centri buddhisti. L’obiettivo era di costituire una associazione di centri buddhisti delle varie tradizioni che potesse essere il referente unico di fronte allo Stato e alle Istituzioni; l’anno successivo si aggiunsero altri nove centri e il numero è continuato a crescere tanto che l’UBI oggi comprende 65 centri.

L’UBI sin dalla sua origine si è posta come un’unione di centri e si propone di sostenere e rappresentare l’insieme del movimento buddhista nel rispetto di tutte le tradizioni storiche.

Le sue finalità sono principalmente quelle di riunire e assistere i diversi gruppi buddhisti, italiani, contribuire alla diffusione degli insegnamenti e delle pratiche della dottrina buddhista, sviluppare la collaborazione tra le diverse scuole e favorire il dialogo con le altre comunità religiose e con le istituzioni culturali e accademiche su argomenti di interesse comune, coltivare rapporti con l’Unione Buddhista Europea, la Federazione mondiale dei buddhisti e altre organizzazioni buddhiste internazionali.

Dal 1987 l’UBI fa parte dell’Unione Buddhista Europea.

Negli anni successivi l’UBI si è impegnata per ottenere il riconoscimento giuridico come Ente di Culto e per siglare con lo Stato Italiano l’Intesa come previsto dall’articolo 8 della Costituzione. Il 3 gennaio del 1991, con un decreto presidenziale successivamente modificato il 15 giugno 1993 l’UBI ottiene il riconoscimento giuridico come ente di culto. Mentre le trattative con il Governo per l’Intesa hanno avuto un cammino non facile perché il tavolo di confronto è potuto iniziare concretamente nel 1998 ma fu firmato la prima volta con il governo nel 2000 e successivamente nel 2007 e infine approvato dal parlamento nel 2012, (legge 45/2012 del 31 dicembre) grazie anche alla popolarità e al richiamo mediatico che hanno avuto le visite e gli incontri pubblici con Sua Santità il Dalai Lama avvenuti in quegli anni. L’Intesa approvata unitamente a quella con l’Unione Induista Italiana costituisce un’importante novità perché per la prima volta lo Stato Italiana ha sottoscritto un accordo con tradizioni non provenienti dal ramo ebraico-cristiano. Un disegno di legge quadro sulla libertà religiosa è stato presentato più volte nel corso delle ultime legislature ma con scarsa fortuna, sebbene la sua necessità risulti sempre più evidente con il modificarsi della società italiana sulla spinta della globalizzazione e il modificarsi degli scenari internazionali.

Dal 2014 inoltre è possibile indicare l’Unione Buddhista Italiana come destinataria della quota 8×1000 nella dichiarazione dei redditi delle persone fisiche, con cui l’UBI potrà finanziare progetti di sostegno al culto, di assistenza, culturali e umanitari per le somme direttamente indicate, mentre le somme restanti che arriveranno dalla quota non indicata, verranno dedicate esclusivamente a progetti umanitari sia in Italia che all’estero, che potranno essere proposti anche da associazioni, enti e istituzioni non buddhiste.
Il buddhismo rappresentato dall’UBI si connota per un forte spirito di apertura e dialogo verso le altre religioni, con il mondo cattolico con cui ha avuto e ha ancora frequenti rapporti diretti, soprattutto con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e con le regioni presenti in Italia, infatti l’UBI e i suoi centri partecipano attivamente ai tavoli interreligiosi presenti nelle maggiori città Italiane.

L’UBI è anche presente nelle scuole italiane con attività di informazione sulla religione e filosofia buddhista e con laboratori e momenti di pratica e meditazione.

Inoltre, proprio grazie ai fondi dell’8×1000, e in collaborazione con le organizzazioni del terzo settore, sostiene progetti umanitari e sociali, in Italia e all’estero, rivolti alle categorie più fragili della popolazione e per l’affermazione dei diritti umani e di cittadinanza.

Il nostro sostegno è rivolto anche a progetti che favoriscono il rispetto dell’ambiente e promuovono una cultura della sostenibilità umana e sociale, del diritto al lavoro e all’inclusione sociale per tutti i cittadini, italiani e di origine straniera, e per lo sviluppo di un’economia verde e sostenibile. Per questo lavoriamo in dialogo con i vari soggetti impegnati nel campo della ricerca, con le università, gli enti, le organizzazioni e le istituzioni italiane e internazionali, disponibili a sviluppare attività e progetti in assonanza con i nostri valori e in grado di dare vita a un nuovo paradigma sociale, culturale e umano.