APPELLO L’UNIONE BUDDHISTA ITALIANA SULLA SITUAZIONE IN MYANMAR
Al Generale maggiore Min Aung Hlaing
Presidente del Consiglio di Amministrazione dello Stato
Naypidaw
Repubblica dell’Unione di Myanmar
Roma, 31 marzo 2021
L’Unione Buddhista Italiana aderisce all’appello dell’Unione Buddista Europea (EBU), l’associazione internazionale di organizzazioni buddhiste e di unioni buddiste nazionali di cui è membro. La presenza del Buddhismo in tutti i paesi europei è cresciuta considerevolmente negli ultimi 50 anni fino a rappresentare un numero di diversi milioni di persone, non solo per la presenza di cittadini provenienti da paesi tradizionalmente buddhisti, ma soprattutto perché un numero sempre maggiore di europei ha adottato il buddhismo come religione, con il suo messaggio di saggezza, altruismo, apertura mentale, amorevolezza e compassione. L’Unione Buddhista Europea, inoltre, rappresenta i buddhisti presso le istituzioni comunitarie.
Il Myanmar e la sua gente sono molto vicini ai nostri cuori, siano essi buddhisti, cristiani, musulmani, ebrei, indù, sikh o di qualsiasi altra religione. Siamo favorevolmente colpiti dagli sviluppi positivi che ci sono stati nell’ultimo decennio nel vostro Paese e che hanno permesso alle persone in Myanmar di godere dei diritti umani e della democrazia in accordo con i valori buddhisti fondamentali. Nonostante le difficoltà incontrate, il Myanmar è tornato a far parte della comunità internazionale e ha fatto progressi significativi in vari campi.
Tuttavia, ci rammarichiamo profondamente che non tutti i gruppi etnici abbiano piena cittadinanza e soprattutto che in questi ultimi anni molte migliaia di musulmani Rohingya siano stati costretti a fuggire dal paese per sfuggire alla violenza. I rifugiati Rohingya dovrebbero poter tornare in sicurezza in Myanmar, essere rispettati nel loro modo di vivere e nella loro religione e godere della piena cittadinanza.
È stato motivo di preoccupazione per tutti noi il fatto che il Tatmadaw di Myanmar il 1° febbraio 2021 abbia preso il potere deponendo il capo di Stato del paese e i leader politici eletti secondo la costituzione del 2008. Questa azione è stata ampiamente condannata dal popolo del Myanmar che si è raccolto nelle strade a manifestare contro quello che è visto come un colpo di stato illegittimo. Allo stesso modo, la detenzione del Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e del Presidente Win Myint, in isolamento dal 1° febbraio, è stata ampiamente condannata come illegale. Notiamo anche che illustri monaci buddhisti di importanti istituzioni monastiche hanno denunciato queste azioni del Tatmadaw come illegittime e che hanno chiesto che i leader eletti siano rilasciati e reintegrati nelle loro posizioni costituzionali.
L’intervento militare che ferma lo sviluppo pacifico del Myanmar verso la democrazia ci rattrista. Un diritto umano fondamentale è quello di esprimere le proprie opinioni. Pertanto, è profondamente inquietante che i civili disarmati, che esercitano il loro diritto di esprimere la loro disapprovazione, sono stati sempre più spesso fermati dalle forze di polizia e che le uccisioni di manifestanti si contino in numero crescente giorno dopo giorno. Secondo gli ultimi rapporti, centinaia di manifestanti sono stati uccisi dalle forze di polizia in Myanmar. Non c’è alcuna giustificazione per tale violenza. Imploriamo vivamente coloro che esercitano l’autorità di fermare immediatamente tali violenze e di consegnare alla giustizia i responsabili di tali misfatti. Come organizzazione buddhista ci preoccupiamo dei valori buddisti fondamentali di pace, non violenza, giustizia e diritti umani.
Perciò sentiamo come dovere morale alzare la nostra voce quando vediamo che i giovani che manifestano nelle strade vengono uccisi, quando leader democraticamente eletti vengono tenuti in detenzione e quando migliaia di persone innocenti, compresi rispettati monaci buddhisti, vengono imprigionati. Questa situazione inaccettabile deve finire. Dal punto di vista dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, ci aspettiamo che abbia fine la strage di civili disarmati, che siano rilasciati i civili imprigionati illegalmente e che restituiscano alle loro posizioni costituzionali leader democraticamente eletti.
Filippo Scianna
Presidente
Unione Buddhista Italiana